Libertà di espressione

Ci sono dei limiti alla libertà di espressione? Istintivamente direi di no. Soprattutto è quello che vorrei che fosse. Trump può dire che le elezioni sono false? Si, ma via Twitter vìola le regola dello stesso social network. Pablo Hasèl può dire che vuole la libertà di un attivista di un gruppo terroristico (GRAPO) che ha causato morti e che il re Borbone è un mafioso? Si, ma ne paga le conseguenze che in Spagna significa andare in carcere.

Non ho ancora usato la parola violenza, ma sta lì nascosta pronta ad uscire: c’è differenza tra violenza fisica e violenza verbale? Non lo so. Le parole fanno male come un pugno in faccia, a volte.

Quando ci si affida ad altro?

Cosa potevamo aspettarci dal 2020, l’inizio della seconda decade del nuovo millennio, se non una pandemia? Tutto fa pensare che la Cina fine è vicina, anzi no, ho letto che un tizio americano che ha parlato con Gesù ha detto che non è questa la fine del mondo, glielo ha riferito Lui stesso e questo mi fa sentire decisamente meglio, ovviamente.

Ma guardiamo in faccia la realtà:

il papa è andato in pellegrinaggio per le chiese di Roma in barba ai decreti e Corrado Augias ha parlato all’huffingtonpost.it di superstizione.

La polizia di stato sulla sua pagina ufficiale di Twitter, ha pubblicato (e poi cancellato) una foto con un poliziotto che prega davanti al tabernacolo di San Michele Arcangelo nella grotta omonima

 

Ciao, sono Arrigo Piantavanci

Che dire, io sono Arrigo Piantavanci, noto anche con lo pseudonimo di Giacinto Pranivara alias Gionata Vinciparra…

“Dalla libreria sta uscendo Traviano Carpanigi, stanco di aspettare il suo scrittore preferito e spinto dalla gente, si trova sulla piazza sotto la pioggia. Li c’è Arrigo Piantavanci che assiste Gionata Vinciparra che per fortuna non si è fatto nulla. Dall’autobus è sceso anche Agapito Carrivanni, mentre Giacinto Pravinara ha visto tutta la scena. I cinque sono sotto la pioggia, si guardano senza dire una parola perché sanno che il loro destino è nei loro nomi.”